4 agosto 2025

Il segno di Venere: tra incertezze e misoginia, il lato oscuro del boom economico

Dino Risi e Franca Valeri denunciano le ombre che si celano dietro l’ottimismo dell’Italia durante la ripresa del secondo dopoguerra

Roma, 1955. In un’Italia in pieno boom economico, Cesira è una ragazza del settentrione che si trasferisce nella capitale in cerca di una sistemazione. Va a vivere a casa degli zii, retrogradi e bigotti, che disapprovano lo stile di vita della nipote che, addirittura, si mantiene con un lavoro. Cesira stringe un forte legame con la cugina Agnese, una bella ed ingenua ragazza che tenta, in tutti i modi, di raggiungere l’indipendenza guadagnata dalla prima. Il punto debole di Cesira è l’amore: cerca di trovare un uomo che la ami ma tutti i suoi tentativi risultano vani. 

28 luglio 2025

Oltre l’algoritmo: l’intelligenza artificiale generativa e i confini dell’umano

Nel crescente dibattito sull'Intelligenza Artificiale, e in particolare sui modelli generativi linguistici, si fa largo l'impressione che la posta in gioco sia ormai molto più ampia della mera innovazione tecnologica. L'Intelligenza Artificiale Generativa (AIG) non solo modifica il perimetro delle competenze umane, ma si insinua nei territori simbolici, culturali e spirituali che tradizionalmente definiscono l'umano. La polarizzazione tra tecnofili e tecnofobi, tra utopisti e catastrofisti, ha spesso oscurato il cuore del problema: quale intelligenza stiamo costruendo e quale idea di intelligenza stiamo dissolvendo? Questo articolo propone una lettura critica dell'AIG come artefatto cognitivo, attraverso un duplice prisma: da un lato, il quadro teorico pluralista delineato nel NSF Workshop Report on Intelligent Behaviors (2025); dall'altro, la visione antropologica e spirituale emersa dal recente magistero pontificio, in particolare nei documenti Antiqua et nova e nei discorsi tenuti da Papa Francesco e Papa Leone XIV tra il 2024 e il 2025.

22 luglio 2025

"Donna con pappagallo" ovvero una stroncatura al realismo di Courbet

Nella seconda metà dell’Ottocento, le opere d’arte venivano valutate secondo criteri accademici piuttosto rigidi impedendo agli artisti di allontanarsi troppo dalle regole. Questo eccesso di conformismo era mal sopportato da alcuni artisti, che nel tempo avevano provato a forzare il verdetto dei giudici del Salon Officiel, la famosa esposizione annuale parigina, venendo spesso esclusi anche per piccole libertà esecutive. I criteri di valutazione si basavano su: la qualità del disegno, l'accostamento dei colori, la composizione e la disposizione degli oggetti nello spazio. Giornali e riviste dell'epoca, ma soprattutto critici e intellettuali erano i cani da guardia di questa impalcatura che non aveva remore per nessuno. Sono note a tutti le vicende degli impressionisti, o gli sberleffi a dipinti divenuti celebri come l'Olympia di Édouard Manet. Ma oltre a essi c'era anche un altro pittore, oggi meno noto dei primi, che subiva lo stesso trattamento: stiamo parlando di Gustave Courbet

14 luglio 2025

AI: tra aspettative, illusioni e logorio digitale

L’intelligenza artificiale è entrata nel nostro quotidiano senza preavviso, come una presenza familiare ma non ancora decifrata. Ne parliamo molto, la usiamo sempre più spesso, ma raramente ci fermiamo a pensare cosa essa stia modificando davvero: nella scrittura, nel lavoro, nel modo di pensare. Questa riflessione prova a interrogare l’AI non come tecnologia, ma come sintomo culturale – come specchio del nostro tempo, e insieme come occasione di ripensarlo.

10 luglio 2025

Leopardi e Beethoven: leggere la Ginestra attraverso la Nona

Musica e letteratura hanno un forte legame, indissolubile. Sono arti che si richiamano spesso; l’una influenza l’altra; si accompagnano creando un’unità sublime e commovente.

Ci sono stati artisti che hanno aperto l’Ottocento, il secolo di una nuova sensibilità, furiosa e solipsistica, ma pochi sono riusciti a definirlo e a influenzare le produzioni artistiche successive. Tra questi pochi eletti, o geni, compaiono due nomi di nazionalità diverse, Giacomo Leopardi e Ludwig van Beethoven. L’uno italiano, l’altro tedesco. Se si vuole giocare con la fantasia e l’immaginazione, strumenti questi di cui si nutrono le arti, si possono figurare i versi delle ultime tre liriche, scritte nel periodo del suo soggiorno napoletano, danzare assieme ai quattro movimenti che compongono l’ultima sinfonia scritta da Beethoven, la Nona. Proseguendo sempre in questo gioco fantastico e bizzarro, si noterà la perfetta armonia che nasce dall’unione degli ultimi palpiti dei due titanici artisti prossimi alla morte.